icerbox Graves Claudio by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

Capitolo XVIII

Dai Commentarii che Cesare scrisse sulle sue due spedizioni in Britannia avevo tratto la convinzione che – se le circostanze non eran profondamente mutate dai suoi tempi in qua – fosse sempre possibile battere i Britanni, in qualunque scontro, modificando solo leggermente la nostra tattica di combattimento. Ma conveniva spiegare forze considerevoli. È un grave errore iniziare una campagna con solo un paio di legioni, logorarle in compiti che ne richiederebbero quattro, e poi sollecitare l’invio di rinforzi, e nell’attesa che arrivino dar tempo al nemico di riorganizzarsi. Val meglio iniziare la campagna col massimo delle forze che si intende di impiegare, e picchiare subito il più sodo che sia possibile.

La fanteria britannica è armata di spadoni dalla lama larga e di scudi di cuoio relativamente piccini. Individualmente, i Britanni sono pari, se non superiori, a noi: ma con l’aumentar del numero il valor combattivo dei singoli declina, mentre il nostro cresce. Al momento dell’urto, contro una centuria di disciplinati legionari romani, un numero equivalente di Britanni non ha la minima probabilità di successo. Il nostro giavellotto, unitamente alla spada corta e all’alto scudo munito di ghiere laterali d’attacco allo scudo vicino, costituisce l’armamento più conveniente per la lotta corpo a corpo. Quello britannico richiede troppo spazio di manovra: se la mischia è così fitta da non consentire il libero maneggio degli spadoni, e se gli scudi congiunti rendon vana ogni lotta laterale, il combattente britannico si trova presto in condizioni d’inferiorità; e da lontano il suo scudo, di dimensioni troppo ridotte, non lo protegge dai giavellotti.

I nobili Britanni combattono sul cocchio, come gli eroi greci a Troia o gli antichi capitribù latini. Il cocchio, com’è noto, è scomparso dal campo di battaglia, nelle guerre fra popoli civili; e sopravvive solo come un emblema di vittoria pei guerrieri di grado elevato. Ciò perché l’impiego della cavalleria, consentito dal miglioramento delle razze equine, ne ha abolito l’uso. La Britannia però possiede pochi cavalli atti al servizio militare. I cocchi sono trainati da robusti ronzini, ottimamente allenati. Il guidatore può arrestarli di botto anche se lanciati al galoppo giù da una discesa, e voltarli bruscamente sul posto: guida i cavalli il nobile stesso, che ha con sé due combattenti, ed altri due, o più, armati di solo pugnale, che corrono a piedi, o stanno in equilibrio sulle stanghe o sul timone. I corridori mirano a recidere i tendini ai cavalli del cocchio avversario.

Una colonna di cocchi lanciati a tutta velocità è capace di rompere una linea di fanti disposti magari su molteplici file; ma se la profondità di questa è tale da renderne problematico il travolgimento la colonna evita l’urto frontale, ed eseguendo una conversione lancia sui fanti una pioggia di dardi, avvolge la linea ai lati e dal rovescio scaglia un’altra pioggia di proiettili. Ripetuta varie volte questa manovra, i cocchi riparano al sicuro, i combattenti ne scendono e unendosi ai fanti sopraggiunti li guidano all’assalto. In caso d’insuccesso, i cocchi intervengono nuovamente per proteggere la ritirata.

È indubitabile che il

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